LA RICOSTRUZIONE DEGLI STRUMENTI ANTICHI

Problematiche circa l’ identificazione e la loro effettiva esistenza

 

Problematiche circa l’ identificazione e la loro effettiva esistenza
È capitato a tutti noi durante una visita ad una chiesa, un museo o un palazzo nobiliare
antico, di intravedere sulle pareti affreschi interi o frammentari dove figuravano angeli
musicanti, allo stesso modo scoperte di questo genere si fanno sui bassorilievi dei portali
di battisteri o di cattedrali ed anche sulle miniature di antichi incunaboli, ora se all’occhio
distratto di un turista queste immagini sfuggono quanto meno per la loro secondaria
importanza rispetto all’insieme, allo sguardo attento di un liutaio specializzato nella
ricostruzione di strumenti musicali tale individuazione può dare il via ad un percorso di
ricerca che potrebbe concludersi con la creazione di una copia o di una interpretazione
dello strumento e per riportarlo a suonare di fronte ad un pubblico attento e consapevole,
la musica che suonava un tempo.
Il primo problema che si pone infatti al liutaio pare si ad un primo acchito facilmente
risolvibile ma in effetti non lo è per nulla e vado a spiegarne il perché.
Spesso l’artista che dipinge o scolpisce un angelo musicante che suona uno strumento,
qualunque esso sia, ha sott’occhio lo stesso strumento in mano al modello o alla modella
e solitamente tende a riprodurlo il più possibile uguale a quello che vede. Un esempio
abbastanza importante di questo comportamento è ben chiaro in Caravaggio, in molti suoi
quadri sono riprodotti un violino e un liuto e se andate a vedere con attenzione potrete
constatare che sono gli stessi strumenti ogni volta, il che non solo vuol dire che essi erano
di proprietà del Merisi ma che lui gli riproduceva in maniera precisa ogni qual volta ne
avesse bisogno.
Il comportamento di Caravaggio non era però seguito da tutti, in molti casi gli artisti
riproducevano gli strumenti a memoria ma anche in maniera approssimativa poiché nella
maggior parte dei casi l’attenzione e l’importanza dell’opera erano rivolti alle figure
principali, madonne, crocefissioni, episodi famosi della bibbia o del vangelo.
Questo ha fatto si che spesso ci si trovi di fronte ad uno strumento difficilmente
classificabile, è una viella o una lira? È un liuto o una citola?
Il trucco di andare a contare le corde tese sulla tavola o il numero dei bischeri sul
cavigliere non sempre è risolutivo in quando molto spesso le corde non ci sono o ce ne
sono in numero impossibile, e i bischeri o piroli sono aggiunti a caso da un allievo distratto
(non sono rari i casi di un diverso numero di corde e di bischeri sullo stesso strumento).
Esistono poi artisti che hanno si ripreso lo strumento dal vero ma che l’hanno abbellito con
decorazioni a foglia d’oro o addirittura piccoli dipinti inesistenti nell’originale.
Per il momento dirò solo che pare esistano anche artisti particolarmente fantasiosi che
hanno riprodotto strumenti di pura fantasia inesistenti nella storiografia generale della
musica ma questo è un capitolo a parte che va affrontato con calma in quanto non è detto
che uno strumento che oggi ci sembra impossibile non fosse uno dei tanti esperimenti che
i liutai sollecitati da musicisti sempre più esigenti crearono nel corso dei secoli.
Un altro problema che si deve affrontare ogni volta è quello delle misure e i rapporti, mi
spiego meglio, assodato che un determinato angelo musicante suona una viella, se
vogliamo ricostruirla è necessario che la lunghezza del manico, della corda vibrante siano
per lo meno compatibili con le esigenze dei moderni cordai altrimenti anche se lo
strumento rappresentato è una viella che è davvero esistita risulta insuonabile da un
musicista moderno e spesso è anche molto difficile se non impossibile trovare le corde
che non si spezzino già in fase di accordatura; oltretutto il più delle volte lo strumento è
rappresentato secondo scorci prospettici che rendono particolarmente difficile ricreare una
forma utilizzabile, in altri casi una parte, assai spesso il cavigliere, rimane dietro le teste di
altri personaggi dell’opera d’arte affidando la ricostruzione eventuale esclusivamente alla
fantasia del liutaio.
Diciamo che fin qui si tratta di problematiche abbastanza semplici da risolvere in quanto ci
vengono incontro trattati e scritti musicali storici dove gli strumenti sono descritti
abbastanza precisamente e qualora non fosse, ci vengono incontro poesie e mottetti che
parlano degli strumenti in maniera abbastanza precisa, insomma studiando e leggendo, il
liutaio attento ha a disposizione le armi per affrontare tutti i piccoli problemi che gli si
presentano di fronte. Spesso a fronte di una rappresentazione assai precisa dello
strumento si assiste alla strana mancanza di qualche parte fondamentale, di solito è il
ponticello o il capotasto, altre volte di fronte ad un opera assai scadente o forse
sottopagata dai richiedenti si possono ammirare strumenti raffigurati in maniera precisa e
puntuale con tutte le parti al loro posto e con rapporti manico cassa praticamente perfetti e
corda vibrante degni di uno strumento moderno.
Così hanno operato sempre i liutai riuscendo a ricostruire bene o male quasi tutti gli
strumenti che appaiono su opere d’arte in genere e in una certa maniera rimane il fatto
che sono riusciti oltretutto anche a standardizzarne molti, fra questi certamente la ribeca,
la viella e il liuto.
Un aspetto che è abbastanza interessante e assolutamente non trascurabile è
rappresentato dal fatto che molte volte abbiamo anche perso cognizione di quanto fosse
ricco e variegato il mondo musicale del passato, basterebbe andare a leggere, e io amo
molto farlo, gli inventari degli strumenti di proprietà di orchestre del cinquecento
solitamente nei carteggi dei vari conservatori musicali nei quali sono confluite le collezioni
prima a disposizione delle famiglie che decidevano la storia delle città rinascimentali; ce
n’è uno di una orchestra veneziana del 600 dove figurano nomi di strumenti che
apparendo nella stessa lista creano una grande confusione, faccio alcuni esempi, a fianco
di sei violini e quattro viole, e fin qui tutto bene, figurano due violini grandi, una violetta,
due violini piccoli, una violina e una viola piccola, un violoncino…ebbene, in assenza di
altre descrizioni che differenza c’era fra una viola piccola e un violino grande? E tra una
violina e un violino? Insomma si capisce che forse ancora non abbiamo scoperto tutto di
quanto riguarda la storia degli strumenti musicali.
E veniamo al dunque, alla luce di quanto detto prima siamo davvero sicuri quando si
classificano alcuni strumenti come ricostruzioni di fantasia legate all’estro degli artisti e alle
necessità coreografiche dell’opera ove figurano? Gi strumenti che figurano nella Cantoria
di Della Robbia al museo dell’opera di Firenze sono stati classificati come “di fantasia”,
idem alcuni strumenti raffigurati da Gaudenzio Ferrari al santuario di Saronno, ebbene,
secondo me invece tutti gli strumenti raffigurati in queste opere son strumenti che sono
esistiti, non c’è nulla che dica il contrario e sono intenzionato a dimostrarlo ricostruendoli io
stesso, per il momento ho cominciato con la ribeca di Vicenza, seguiranno altri strumenti,
rimanete in ascolto.
Fabio Chiari

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